Bambina mia,
Sento di scriverti oggi più del solito dopo aver letto la storia di due genitori che hanno chiesto il risarcimento per la figlia nata dopo un mancato aborto.
Tu sei stata voluta, tanto, ma non per questo sei arrivata. I figli arrivano quando sono pronti, non certo quando lo siamo noi genitori. Ammesso che lo siamo mai, pronti. Forse preparati, al limite. I figli arrivano quando i genitori li vogliono e quando non se l’aspettano. Quando li cercano e quando sono loro a cercare. I figli arrivano pure quando i genitori proprio non hanno idea di come accoglierli. A volte lo fanno. A volte no.
E questo lo capisco.
Quando un figlio resta, però, resta sempre. Perché la forza della sua vita, la potenza dei suoi sorrisi, la grandezza della sua presenza, così ineffabile e così tangibile, vanno oltre. Al di là delle paure che tolgono il fiato e della stanchezza che a tratti devasta, l’amore va oltre.
Ed è questo, ciò che non capisco. Come si possa, dopo anni, chiedere un risarcimento. Certo che l’ospedale ha commesso un errore. Ma certi errori, che benedizione. Ora, ammettiamo (e speriamo) che questa ragazzina sia in accordo con i genitori, che sia una questione di soldi, che ne hanno bisogno. Però, bambina mia, voglio dirti che le parole hanno un valore. Come ha valore dire che ti ho amato dal primo istante, così ne ha chiedere il risarcimento per “danno da nascita indesiderata”, per aver sconvolto “la vita di relazione”, “l’esistenza privata e lavorativa come era stata programmata”. E quale figlio non sconvolge i programmi?
Ecco, voglio dire che né tu né nessuna bambina del mondo potrà essere chiamata “danno” senza sollevare la mia indignazione.
E forse anche la tua, che avresti voluto nascere anziché avere quel battito così debole, sempre più debole. Ho potuto affrontare quel dolore, così drammatico e così incompreso, solo pensando che il mio amore era comunque più grande del dolore. L’amore salva. Complica le relazioni, cambia lo stile di vita, personale e lavorativa. Ma una cosa è chiara in me, bambina mia. L’amore non è un danno. L’amore salva.
L’immagine è tratta dal libro “Je voulais une tortue” di Beatrice Alemagna e Cristiano Mangione (ed. Panama)
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