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Se il disabile cambia scuola (perché la scuola non cambia)

Da un po’ di tempo tutte le mattine vado a scuola. Tranne i giorni che la scuola è chiusa e quelli che sto a casa con la febbre o il naso che cola. All’inizio non tanto mi piaceva che mamma andava via, ora so che quando mi lascia io mi posso anche divertire. Penso che la scuola può essere un posto bellissimo dove giocare con tanti bimbi, colorare, imparare e fare le carezze alla maestra. Però può essere pure brutto se non c’è lo scivolo, i colori e una maestra buona per fare le carezze. Per esempio la mia cuginona Serena (il grillo con l’autismo) a scuola aveva una maestra che aveva sempre paura per i suoi occhiali, ancora Serena li rompeva. E lo diceva ogni giorno, a zia Chiara, a Giorgia che accompagnava Serena e alla signora che di lavoro dice come bisogna parlare a Serena che non parla. Poi il preside urlava con zia e lei era triste. Almeno credo fosse triste, perché a volte piangeva e lei ride sempre. Anche se in effetti a volte mamma piange pure mentre ride o io le do un bacio, però in effetti zia Chiara non rideva e il preside non le dava nemmeno un bacino. A me invece zia Chiara piace e le darei tanti baci.

A scuola poi ci sono pure le bidelle, prima io avevo Costanza, ora ci sono Anna e Patrizia che sono le maestre pipì. Invece a scuola di Serena né la maestra giocattolo né la maestra pipì la portava in bagno e allora, siccome non si potevano cambiare le maestre, Serena ha cambiato scuola. Dove va ora c’è un maestro buono che la fa disegnare e dipingere e che dice che Serena è bella. Ed è vero, quindi è chiaro che lui non ha bisogno di occhiali da rompere. Insomma i maestri, come i bimbi, sono buoni o sono monelli. E anche le scuole. Poi ci sono le scuole un po’ buone un po’ monelle come la mia che ha le stanze grandissime però certe volte le mamme portano il sapone.

Poi c’è la scuola di Alessio che è un bimbo che si muove su una sedia speciale con le ruote e che gioca e impara in una stanza piccola piccola. Però non so con chi gioca e cosa impara perché nella sua stanza c’è un materasso giallo che se ti stendi puoi fare gli strapazzi di coccole ma se sta in piedi puoi fare solo il muro. E non c’è nemmeno un giocattolo o un colore, ma solo cose sugli scaffali come il ripostiglio di casa. Però mamma non vuole mai che sto nel ripostiglio perché potrei farmi male. Allora spero che Alessio non si sia fatto male. E che da domani giochi in una stanza grande e colorata che o cambia scuola, o la scuola cambia. E se non si può, allora può restare chiusa con la febbre e il naso che cola.

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