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Cosa dice mamma

Sessualità e bambini, senza vergogna né vanto

Guardava Nemo e andava alla ricerca del suo, di pesciolino. “Claudio, devi fare pipì?” che, avendo tolto il pannolino da poco, lo interrogo spesso sul suo bisogno primario.

“No!”
“Ah va bene, tutto ok?”
“Sì, è che lo voglio lungo lungo!”

Perfetto. Giusto per chiarire a due anni e mezzo, e per la vita, che la pipì non è l’unico bisogno primario. Ora, mi rassicura anzitutto che mio marito non sia tra quelli che, dinanzi al figlio alla scoperta della sua sessualità, commentano fieri “Tutto suo padre”. Un po’ come le mamme che davanti alle figlie mano nella mano con un amichetto domandano: “È il tuo fidanzatino?” Le piccole assecondano, ignare e compiacenti, e via con la scelta delle bomboniere.

Giuro, non è che io faccia la disinvolta perché i miei figli sono maschi e non sono Tutto loro padre solo perché… sono semplicemente bambini. Vero è che mi incuriosisce che, se a toccarsi sia una bimba, nessuno mai ha moti d’orgoglio: Tutta sua madre! Le proiezioni, queste ci fregano sempre. Anche nella sessualità. Sui maschietti proiettiamo uomini virili e sulle femminucce, brave mogli.

Il mio primo figlio ha scoperto la sua sessualità in altro modo. Aveva appena un anno e si strusciava continuamente sui cuscini del divano. Ne parlammo con la pediatra di allora, bizzarra e sensibile al punto che, senza darci risposte, chiese invece: Secondo voi, perché lo fa? Ero incinta del fratellino ed essendo una gravidanza a rischio non potevo prenderlo in braccio. Gli mancava un pezzo importante del contatto con la mamma. Questo credevo. E lei fu d’accordo. Mi “prescrisse” un surplus di abbracci, forti, stretti. Gli episodi diminuirono, fino a scomparire quando nacque Claudio. E io lo presi in braccio.

Tolta quella frenesia nella masturbazione, che in modo istintivo ci sembrò segno di un disagio, restò la naturale conoscenza di sé. Quando a Davide, tolto da poco il pannolino, chiesi se si toccasse perché doveva fare pipì, mi rispose: “No. È che mi piace”.

Ai miei figli auguro risposte così semplici ma, soprattutto, di trovare persone disponibili ad accogliere le loro domande. Spero di non scappare quando mi chiederanno del sesso, quello fra adulti, quello che era un tabù quando lo sviluppo era il nostro. Spero che si sentano liberi di farmi domande e io in grado di rispondere. Se non lo fossi, spero di avere l’onestà di ammetterlo anziché rispondere: Queste cose chiedile a papà. Che piuttosto lo chiediamo insieme, a papà. Spero trovino nelle loro scuole dirigenti illuminati che mettano in programma l’educazione sessuale. Col giusto linguaggio per ciascuna età dello sviluppo. Che siano accompagnati in questa scoperta, e non lasciati alla deriva di una ricerca su internet. Che imparino a conoscere se stessi, prima che gli altri. E poi a conoscere gli altri, prima che il sesso. Non perché credo che non esista il sesso senza amore ma perché credo non esista senza relazione. Ecco, vorrei sapessero che quelli sessuali sono anzitutto rapporti.

Spero, insomma, che non facciano della loro sessualità una vergogna ma nemmeno un vanto. Salvo fare a gara coi righelli che mi sa che all’adolescenza sta cosa ci tocca.

L’immagine è tratta dal libro “Piselli e farfalline… sono più belli i maschi o le bambine?” di Vittoria Facchini (Fatatrac)

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