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Cosa dice mamma, Cosa fa il mondo

Viviamo distanti

Viviamo distanti.
E non è solo per la mancanza di contatto, di abbracci, di strette di mano, di pacche sulla spalla, di sussurri all’orecchio, di occhiolini, carezze, risate fuse insieme. Viviamo distanti a ogni videochiamata, quando ci avviciniamo a uno schermo, uno schermo, quando urliamo (che è il volume della distanza) e metà del tempo la passiamo a dire mi senti? Non ti sento. Con le voci metalliche o interrotte, o in pausa, o lontane. Distanti.

Viviamo in spazi separati che conducono a tempi lontani. I tempi di chi è fermo perché l’azienda ha chiuso e di chi lavora perché è in smartworking sono mondi distanti. I tempi dei genitori e i tempi delle persone sole. Veloce, lento. Ampio, ristretto. Dilatato, vorticoso.
Distanti i luoghi, distanti i tempi. Distanti noi, anche stretti in una stessa casa.
Distanti in ogni dove, perché il luogo che abitiamo pare di tutti ma è solo nostro. Il luogo dei pensieri più intimi, delle paure, dell’oggi e del domani, delle pienezze e dei vuoti, del qui e dell’altrove. Della casa dove risiede la nostra identità. Che siamo tutti sulla stessa barca ma ognuno naviga a suo modo. Restiamo a casa, ognuno a casa sua.

I bambini hanno case bellissime, a più livelli e colorate, di quei colori pieni di sfumature, non risparmiano il giallo e non temono il nero, case piene di luce, di aria, di verde. Di giochi.
A volte, anche alle 23, quando dovrebbero dormire ma vivono tempi distanti dalla normalità, ti ci portano dentro.
Com’è vero. Viviamo d’istanti.

L’immagine è tratta dall’albo illustrato “Casa di fiaba” di Anna Emilia Laitinen e Giovanna Zoboli (Topipittori)

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