Io sono Francesco
Cosa dice mamma, Cosa fa il mondo

Io sono Francesco e questa mattina mi son svegliato presto

Oggi mi è capitato in radio un regalo di 17 anni fa. Così bello che in verità lo riascolto ogni tanto e difatti la ricordo perfettamente a memoria, da allora. E mi ricordo, molto bene, quando Tricarico esordì con questa canzone, presentandosi al mondo: “Io sono Francesco“. Ricordo lo scandalo che suscitò quella parolaccia nel ritornello, invocando addirittura la censura. “Puttana la maestra“, non sia mai. Che si dica.

Gravissimo cantare questa volgarità. Accettarla sì, quello lo facciamo di buon grado. Che ci sia un’insegnante insensibile, fredda e cattiva dinanzi al dolore di un bambino. Capace perfino di togliergli il sorriso. Ma guai a chi lo dice. Che oscenità.

Avevo vent’anni quando questa canzone mi toccò. E continua a farlo ogni volta. Ora di più, francamente. Ora piango anche io dinanzi a quel foglio vuoto. E quella voce così inusuale, così poco forte e intonata, per un cantante. In pochi artisti, però, riconosco una tale capacità di cantare il dolore e la disperazione. E la vita.

Perché in verità piango anche quando quel foglio vuoto lo riempie scrivendo “Viva Francesco”, quando quel dolore lo riempie di sé. Quando canta ai bambini, in loro difesa, quando cambia tono e registro, quando svela loro che il sole c’è anche la notte, quando li invita a prendersi cura della loro stella. “Il padre è solo un uomo, e gli uomini son tanti. Scegli il migliore, seguilo e impara“.

Anche le maestre sono tante, alcune puttane, si può dire. Si deve dire. Come si deve scegliere le migliori, seguirle e imparare. E lasciarli cantare, questi bambini feriti. Senza censura, anche di notte. Senza bugie, con coraggio. Senza scalpore, con onestà. Senza paura di un foglio bianco, ché un foglio bianco è vuoto sì, ma anche possibilità di riscrivere, reinventare. Una nuova storia, un nuovo mondo. Un nuovo modo. Un nuovo mattino in cui alzarsi presto.

L’immagine è tratta dal video della canzone. Francesco, di notte, dinanzi a un castello di sabbia.
Il post è dedicato a tutti i bambini feriti. E a chi li lascia cantare.
Alla loro buona stella. E a La Via dei Colori.

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