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Cosa dice mamma

40 anni, ancora cado!

Come ci si sente a 40 anni? Ho chiesto a Marco l’altra sera. Non lo so – mi ha detto lui – finora stavo con una trentenne che mi faceva sentire giovane. E questo é stato l’unico reale poco serio interessamento al passaggio negli anta.


L’unico compleanno che avrei voluto festeggiare. Sono passata dal conto alla rovescia di quand’ero bambina alla reticenza della festa, era sempre Marco a convincermi a fare qualcosa con gli amici più stretti. Non mi piace essere al centro dell’attenzione, ma quest’anno una festa ci vuole. Quest’anno super celebraz… Ah no. Del resto una che nasce col terremoto giustamente fa 40 con la pandemia. Scusate.

Scusate se questa mia vita così apparentemente calma è sempre attraversata da correnti sottomarine, tremori di terra, paure e inquietudine.
Scusate se a volte faccio tabula rasa, delle persone che avverto nocive, delle situazioni che sento non appartenermi.
In compenso abbraccio. Abbraccio forte. Mi prendo cura pure del terreno desertificato, pure delle cose lontane. Pure di quelle che non mi riguardano. Purché ci sia un diritto da difendere, un’ingiustizia da sanare, una ferita da accarezzare.

Mi sono ferita con tutta la vita che potevo, per citare uno dei libri più intensi che abbia letto quest’anno e in questi 40 anni. E ancora rido a una battuta scema, ancora rido di me. Ancora piango di fronte al dolore che sia su un viso, su uno schermo, su una pagina. Ancora scrivo e spero di tornare a incontrare persone nelle parole. Ancora impazzisco per le serie tv fatte bene. Ancora cammino con Marco mano nella mano, ancora, ogni giorno in un modo nuovo, i miei figli mi innamorano. Ancora posso gioire per la pasta al forno di mia madre, non posso mangiarla ma mi nutre infinitamente. Ancora leggo, ancora di più, mai abbastanza. Ancora ascolto. Mai quanto vorrei. Ancora soffro dell’assenza, non tanto quella che vivo quanto quella che provoco con chi non vorrei. Ancora navigo nel senso di colpa. Ancora ci lavorerò. Ancora un lavoro che amo e che spero continui, ancora persone di sempre e persone nuove. Persone da cui imparare e con cui condividere. Persone belle, cavolo. Ancora gratitudine, molta.

Per questi 40 anni avrei voluto fare un viaggio. Ieri sera sono andata a dormire con un velo di tristezza per i mancati abbracci e le mancate valigie. E questa mattina sono stata svegliata da mille baci e due bambini urlanti che saltavano sulla pancia. Erano le sei e mezza, l’ora giusta per partire. Mi hanno portata giù in tavernetta dove ho trovato una pioggia di parole. Parole che stavolta hanno scelto per me le persone che amo. Leggermi nelle scelte dei miei figli, della mia famiglia, dei miei amici mi ha commossa, divertita, sorpresa. In alcune mi riconosco, in altre mi vedo per la prima volta.

Non so cosa vorrà dire avere 40 anni. Il decadimento fisico, dice mio cognato Piero che come ispira lui, nessuno. Io di cadute ne ho fatte tante. cammino da un po’ e ancora cado, sì. Che mi ricorda un po’ quella frase frequente di alcune mamme pugliesi: Ancora cadi! non si capisce se invitando all’attenzione o menando una sentenza. Io lo vedo al contrario, lo vedo come uno spazio di libertà: ancora cado e, parafrasando Davide in uno dei suoi squarci più illuminanti, quando cado guardo il cielo. E posso dire? È bello visto da qui.

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