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Cosa dice mamma, Cosa fa il mondo

Un anno in controluce

Come stai? Mi ha chiesto un’ex collega qualche giorno fa. La domanda più frequente e la più ostica. Le ho risposto d’istinto: tenacia e tenerezza mi sono compagne. Poi ci ho riflettuto, mi piace pensare che in questo momento di passi fermi non perda di vista chi cammina con me.

È stato un anno in controluce, di linee tracciate, di confini ben definiti e nel mezzo, molta confusione. Un’immagine oscura. Siamo stati sovraesposti, delle sagome. Spesso solo così ci si è potuti vedere.
Un anno in videochiamata. Schermo nero, o viso bianco. Un anno in call e un anno in muto. Senza guardarsi e di poche parole.

Un anno in cui crescere veloce, eppure rimanere capaci di ridere. Un anno di serie tv: qualcuna mi ha affascinata con la fotografia, qualcuna mi ha incantata con storie di luci e ombre. Un anno mano nella mano sul divano, la sede delle uniche carezze consentite.

Controluce e contro ogni aspettativa. Un lavoro per cui non ero convinta di inviare il curriculum, una scuola senza scuola, una madre sempre in casa e sempre altrove. Una vacanza di pioggia e una pioggia di baci, un dolore costante e un’amara consapevolezza, un totale ribaltamento della realtà. A interrogarmi sulla giustizia, sulla protezione, sui diritti. A battermi ancora una volta, sempre.

Un anno di contrasti. Senza abbracci, l’ombra più grande per una persona che ama il contatto. Un anno che a volte ci è stato stretto, e per il quale mi è mancata, molto, la stretta vitale degli amici.
Di famiglia e di persone sconosciute e così vicine, ogni giorno di più. Un anno in apnea eppure un anno di emersione.

Celebrare questo passaggio mi fa paura, ho molti conti in sospeso da portarmi nel nuovo anno, ma mi auguro di non essere sola: tenacia e tenerezza mi siano compagne. Come tutto ciò che ho imparato, guardandomi. L’ho fatto allo specchio, sempre con fatica e con giudizio ma soprattutto ho provato a guardarmi come in una foto, attraverso gli occhi, la voce degli altri.

Un anno a osservare, innamorata, il coraggio spudorato dei miei bambini. Com’è debole chi non ne vede la forza. La mia ispirazione, la mia fonte di luce, l’obiettivo cui puntare.

Allora guardo un ultimo scatto che è una foto ed è un augurio: con i dettagli nascosti e una valanga di luce alle spalle.

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