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Cosa dice mamma, Cosa fa il mondo

Donne e lavoro, un diritto senza distinzione di cesso

Una volta avevo un collega con cui, ridendo ma non troppo, discutevamo di uomini e donne. La cosa prendeva sempre la piega di uno spettacolino così esilarante che quotidianamente andava in onda una puntata. Lui tirava l’amo e io abboccavo. Pesca grossa ne venne quel giorno che discutemmo di lavoro, o meglio di donne che lavorano. La conclusione del suo ragionamento con la clava fu che sì, va bene, le donne possono lavorare e gli uomini collaborare in casa però “alla fine, il cesso chi è che lo deve lavare”?

Forse la differenza tra uomo e donna è tutta lì, in un cesso. Un’altra volta, in effetti, mi sono trovata a pulire dove qualcuno aveva fatto la pipì fuori dal vasino. Quando i nomi dei tagli in azienda vennero fuori e una collega suppose ci fosse il mio perché “ha fatto due figli uno dopo l’altro”. Per inciso, nella prima gravidanza ho lavorato fino all’ultimo, nella seconda, gravidanza a rischio, ho spesso lavorato da casa. Che poi, poco conta in un contesto in cui dovrebbe essere un diritto. Ma si sa, i primi nemici delle donne sono le donne. Nemici di se stesse, intendo.

Come sarebbe bello riuscire a lavorare senza pensare alla maternità come un problema anziché una scelta personale. Ci sono uomini che non assumono donne, ci sono donne che hanno paura di dire al loro capo di essere incinte. Per fortuna, esiste pure chi pensa che la maternità attribuisca alla donna competenze formidabili e spendibili sul lavoro, la maternità è un master. Senza distinzione di cesso, direi meglio che le capacità genitoriali possono essere trasformate in competenze di leadership per il lavoratore e in maggiore competitività per l’azienda.

Io l’ho sperimentato. Da che sono mamma ho acquisito alcune abilità nuove e maggiore consapevolezza di altre. Una su tutte, l’assertività.

Sono stata una mamma che lavora e una mamma a tempo pieno, e mi sono fatta mille problemi in entrambi i casi, ma quel che non è mai cambiato è la convinzione che ognuna debba scegliere liberamente. Laddove si può scegliere, naturalmente. Quando è qualcun altro a scegliere per me, mi lascio sempre una via d’uscita: educare due figli maschi.

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